venerdì 7 ottobre 2011

Il tatto virtuale

L'esperimento descritto in un articolo pubblicato pochi giorni fa sulla prestigiosa rivista "Nature" potebbe trasformare radicalmente il campo delle interfacce cervello-macchina (o BMI dall'inglese Brain Machine Interface).
Un gruppo di ricercatori della Duke University guidati dal famoso neuroscienziato Miguel Nicolelis è riuscito a realizzare un impianto neurale tale da permettere a delle scimmie non solo di controllare una mano virtuale con il pensiero, ma anche - e qui sta la novità - di ricevere un feedback tattile dell'oggetto virtuale che stavano maneggiando. Le scimmie a cui è stato impiantato il dispositivo erano in grado di sentire l'oggetto con il tatto proprio come se si trattasse di un oggetto reale, tanto da distinguere i differenti tipi di trama che caratterizzavano diversi oggetti mostrati loro dagli sperimentatori.
Per provare l'efficacia del'interfaccia neurale sono stati mostrati alle scimmie oggetti virtuali che apparivano identici alla vista ma che erano stati programmati in modo da avere una trama tattile differente. Il senso del tatto virtuale fornito dal dispositivo ha permesso alle scimmie di discriminare i diversi oggetti che si sono trovate a manipolare.
Il feedback tattile, costituito da un segnale modellato sulla struttutra dei segnali effettivamente inviati dagli arti biologici al sistema nervoso centrale, è stato trasmesso al cervello dei primati stimolando elettricamente una particolare parte della loro corteccia cerebrale tramite precisissimi microelettrodi accuratamente posizionati (la tecnica usata prende il nome di ICMS "IntraCortical Micro Stimulation").

Questo potrebbe essere il primo passo verso la creazione di una realtà virtuale veramente immersiva dove si possa davvero "sentire", anche col tatto, il mondo virtuale attorno a sé. Questa tecnologia potrebbe essere anche utilizzata per costruire migliori arti protesici che ripristinino anche il senso del tatto oltre che la capacità motoria, per facilitare il controllo di interi esoscheletri robotici o per aiutare pazienti paralizzati.

La tecnologia delle interfacce cervello-macchina si sta sviluppando a una velocità sorprendente negli ultimi anni, tuttavia il dispositivo realizzato dai neuroingegneri della Duke University rappresenta un vero e proprio salto di qualità rispetto al passato, aprendo di fatto il campo delle interfacce cervello-macchina-cervello (BMBI in inglese).La possibilità di ricevere feedback tattili al seguito di un comando motorio è molto importante; la bidirezionalità della comunicazione tra arti e cervello è infatti la chiave delle notevoli abilità dell'uomo e di altri animali nel manipolare gli oggetti.

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